Parco Regionale di Bracciano – Martignano
Territorio
Il faggio è, nell’Italia centrale, una tipica specie forestale montana, diffusa in genere al di sopra dei 1.000 m di altezza. Sui rilievi vulcanici del Lazio, però, grazie alle piogge abbondanti e alle favorevoli condizioni del suolo, le faggete si affermano a quote decisamente inferiori, collocate fino a 350-400 m di altezza, con spettacolari boschi di alto fusto. Si parla in questo caso di “faggete depresse”, intendendo con il termine che la quota alla quale la pianta vegeta si trova nettamente al di sotto di quella normalmente occupata.
Le aree più significative coperte da faggete sono situate sui Monti Cimini (Monte Cimino, Monte Fogliano e Monte Venere), sui Monti della Tolfa (faggeta di Allumiere) e più scarsamente sui Castelli Romani, mentre nel Parco di Bracciano-Martignano, che comprende i rilievi dei Monti Sabatini, le località più importanti sono Monte Termine (590 m) e Monte Raschio (542 m), situati nel settore nord-occidentale dell’area protetta, dove una Zona Speciale di Conservazione è destinata a tutelare questa significativa presenza.
Le caratteristiche faggete termofile presenti nel Parco un tempo si estendevano in aree molto più vaste, come testimoniano i grandi esemplari che si trovano ancora oggi sulle pendici più fresche di Monte Calvi e Monte Rocca Romana. Pur non scendendo mai al di sotto dei 400 m, crescono oggi a quote decisamente più basse rispetto a quelle che occupano normalmente (700-1.300 m sulle Alpi e 1.000-1.300 m sull’Appennino). Si tratta di bellissimi esempi di faggeta relitta, a testimonianza dei boschi di faggio che qualche migliaio di anni fa coprivano quote molto più basse rispetto alle attuali. Durante le glaciazioni, infatti, l’espansione dei ghiacci determinò lo spostamento delle fasce vegetazionali montane verso quote più basse e, solo a seguito del ritiro dei ghiacci, il faggio riprese a risalire alle altitudini maggiori fino a quelle attuali, lasciando sporadiche faggete alle quote più basse, laddove le condizioni climatiche lo permisero.
Il Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano è l’ultimo nato tra i parchi del Lazio e ben rappresenta il tipico paesaggio vulcanico che si estende su gran parte della fascia collinare a nord della Capitale.
A cavallo delle province di Roma e Viterbo, comprende i due omonimi laghi – la cui superficie, con 6.000 ettari complessivi, copre da sola circa il 40% del parco – e la campagna adiacente. Quello di Bracciano, di gran lunga il più esteso, costituisce una riserva d’acqua di grande importanza per la città di Roma, che se ne avvale in occasione di ogni emergenza. I laghi occupano il fondo di una conca legata all’attività dell’antico vulcano sabatino, che raggiunse il suo apice intorno a circa 400.000 anni fa: una depressione ancora più marcata di quel che oggi appare allo sguardo, se è vero che la profondità delle acque di Bracciano arriva fino a 165 m al di sotto della superficie.
La cintura di colline che circonda le sponde arricchisce la varietà del Parco. Pascoli e coltivi disegnano una campagna ancora a misura d’uomo, in particolare in alcuni settori dell’area protetta come alla tenuta di Vicarello. Nei boschi collinari molto frequente è il castagno, probabilmente diffuso dai romani, ma non mancano come sopra sottolineato le faggete, come quelle di Oriolo e del Monte Termine.
Foresta
Monte Raschio è una delle località più importanti in cui scoprire le faggete “depresse” dell’Appennino centrale e, in particolare, dei rilievi vulcanici del Lazio. Situato all’interno del Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano, rappresenta un piccolo complesso forestale demaniale esteso circa 150 ettari, trasferito dall’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali alla Regione Lazio verso la fine degli anni ‘70.
La sua superficie è coperta per circa 80 ettari dalla faggeta, che dal 2017 è il nucleo del sito UNESCO, per circa 20 ettari da rimboschimenti di conifere e per la restante superficie da boschi di altre latifoglie decidue, principalmente cerro, che concorrono a formare i circa 55 ettari della zona buffer del sito UNESCO.
Se la stessa azienda sospese lo sfruttamento della faggeta a partire dagli anni ‘50, tracce del passato utilizzo del legno di questa faggeta sono tuttora rinvenibili nelle aie carbonili presenti al suo interno, riconoscibili come piccole aree circolari piane, in cui è possibile ancora trovare il carbone sotto le foglie.
Dall’istituzione del Parco di Bracciano-Martignano nel 1999, il complesso demaniale di Monte Raschio entra a far parte dell’area protetta. Fin dai primi anni, l’Ente Parco si è occupato della messa in sicurezza dei rimboschimenti dagli incendi boschivi, anche per proteggere la sovrastante faggeta.
Le attuali faggete sono costituite da popolamenti governati a fustaia e presentano densità elevata. Ormai da diversi decenni, i tradizionali interventi sul bosco con finalità economiche si sono del tutto interrotti e gli unici prelievi legnosi riguardano piante secche utilizzate per uso civico di legnatico. Ciò ha determinato un forte aumento della densità dei popolamenti che costituiscono la faggeta, un processo accelerato dall’elevata fertilità del luogo.
Da un punto di vista biogeografico, Monte Raschio è uno dei rari siti residui di faggio europeo a bassa quota in ambiente mediterraneo, che testimonia le migrazioni della specie per adattarsi ai cambiamenti climatici durante un processo lungo migliaia di anni e ancora in atto. Questa faggeta vetusta, con alberi maestosi di oltre 1 m di diametro e 30 m d’altezza, si estende tra 400 e 550 m, a quote eccezionalmente basse rispetto alle attuali faggete appenniniche.
La sua presenza è resa possibile, oltre che dalla volontà di conservazione delle popolazioni locali che convivono da sempre con la faggeta, anche da un virtuoso ciclo degli elementi instaurato dal faggio con i fertili suoli vulcanici e con l’umidità proveniente dai vicini Lago di Bracciano e Mar Tirreno. La particolare architettura della chioma e la scorza liscia permettono infatti al faggio di “catturare” anche l’umidità atmosferica – le cosiddette precipitazioni occulte – grazie allo scorrimento lungo il fusto, dalle foglie e dai rami fino al colletto e alle radici. Questo e altri fenomeni locali consentono al faggio di superare i più severi fattori ecologici limitanti in ambiente mediterraneo, ovvero la siccità e la forte insolazione estiva che ne impedirebbero la sopravvivenza.
Biodiversità
I laghi vulcanici caratterizzano il territorio del Parco, conferendogli unicità sia dal punto di vista ambientale che storico, e garantiscono la presenza del faggio grazie alla loro influenza sul clima locale. La caratteristica morfologia dei laghi (profondità elevata in rapporto alla loro superficie) è strettamente legata alla loro origine, frutto del vulcanismo quaternario particolarmente attivo in tutta la nostra penisola. Alle peculiarità geologiche vanno associate le caratteristiche della vegetazione, che rendono questi ambienti importantissimi serbatoi di biodiversità. La presenza di ambienti diversificati che vanno dalle zone umide ai boschi, dai pascoli ai coltivi, rende la fauna del Parco riccamente differenziata a seconda dell’habitat e, nel caso degli uccelli migratori, anche in relazione alle stagioni.
La faggeta di Monte Raschio è parte integrante di questo complesso e variegato paesaggio, in cui ogni diverso habitat è legato profondamente all’altro, tramite complesse relazioni tra i loro abitanti. Gli aspetti floristici e la composizione di questa foresta, in particolare, sarebbero da interpretare come caratteri “primari”, ovvero da intendere come un aspetto relittuale risalente a età molto antiche. Queste faggete andrebbero quindi trattate come formazioni primarie rispetto ad altre faggete, seppur vetuste, presenti alle quote più elevate, attribuendo loro in questo modo un valore notevolmente più alto rispetto a quello delle faggete pure.
Questa faggeta, nel dettaglio, presenta uno strato superiore costituito prevalentemente da faggio, con presenza di piante di cerro e castagno, isolate o a piccoli gruppi, che aumentano nelle aree di transizione alla cerreta. Oltre al faggio, nello strato arboreo inferiore sono presenti l’orniello, l’acero montano, l’acero campestre, l’agrifoglio, il ciavardello, il sorbo domestico, nel 1999, alcuni individui di olmo montano e di cerrosughera. Gli strati arbustivo ed erbaceo sono poco sviluppati a causa della densa copertura superiore. Nello strato arbustivo si trovano soprattutto l’agrifoglio, il biancospino e il pungitopo, oltre a rinnovazione più o meno affermata di faggio. Meno frequenti e più localizzati sono la sanguinella, il corniolo, il nocciolo, il ligustro, il sambuco e il rovo comune. Lo strato erbaceo è caratterizzato da specie nemorali come Allium pendulinum, la sanicola europea, la mercorella bastarda, la laureola, l’anemone appenninica, le orchidee Neottia nidus-avis, Cephalanthera longifolia e Dactylorhiza maculata e la protetta Cardamine chelidonia. Negli impluvi più significativi sono presenti piccoli nuclei di carpino bianco e nocciolo.
Recentemente, dopo tanti anni dagli ultimi avvistamenti, sono stati osservati nuovamente su Monte Raschio alcuni esemplari di due importanti specie protette: il bellissimo coleottero Rosalia alpina, o cerambicide del faggio, e il lupo. Rimandando per il lupo alla vastissima letteratura su uno dei più importanti carnivori italiani, per la Rosalia alpina è importante evidenziare come sia anch’essa protetta dall’Unione Europea ed è elencata nell’Allegato II della Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) come specie “prioritaria” la cui salvaguardia richiede l’istituzione di zone speciali di conservazione, e nell’Allegato IV come specie che richiede una “protezione rigorosa”. Specie indicatrice del buono stato di salute degli ambienti forestali, Rosalia alpina può essere considerata a pieno titolo il simbolo delle faggete dell’UNESCO, per la sua bellezza e per la sua importanza dal punto di vista ecologico.
Come arrivare
Il Parco naturale regionale di Bracciano-Martignano e la faggeta di Monte Raschio possono essere raggiunti in auto da Roma tramite l’autostrada o le SS 2 Cassia e SS 1 Aurelia, oppure da Viterbo tramite la SS 2 Cassia. In treno da Roma dalle stazioni della FM3 (Roma Ostiense, Trastevere, S. Pietro, Balduina, Monte Mario, Ottavia, La Storta fino a Cesano, Anguillara, Bracciano, Manziana, Oriolo) a seconda della destinazione, con frequenza di 30 minuti/1 ora, o da Viterbo, dalla stazione della FM3 di Viterbo Porta Fiorentina fino a Oriolo, Manziana, Bracciano, Anguillara, a seconda della destinazione, con frequenza di un’ora.
L’area può inoltre essere raggiunta con autobus da Roma, dai capolinea di Lepanto (Metro A) e Saxa Rubra (Via Flaminia) fino alle località di destinazione, o da Viterbo, dal capolinea di Viterbo sino a Blera e autobus per Barbarano, Oriolo, ecc., fino alle località di destinazione.
Infine per chi viaggia in aereo gli aeroporti più vicini sono quelli di Roma – Fiumicino e di Roma-Ciampino.
Per informazioni:
Autobus da Roma e da Viterbo: www.cotralspa.it
Sentieri
La visita alla faggeta vetusta di Monte Raschio può avvenire facilmente tramite il sentiero di seguito proposto con partenza da Oriolo Romano, anche partendo direttamente dalla stazione ferroviaria. Come seconda proposta viene qui di seguito descritta la “Ciclovia dei boschi”, una delle due “Ciclovie Sabatine” che consente di visitare le foreste del parco tra cui quella UNESCO di Monte Raschio.
1. A piedi su Monte Raschio
Percorso ad anello nella faggeta UNESCO di Monte Raschio
- Lunghezza 8 km
- Dislivello 250 m
- Tempo complessivo 3 ore circa
- Difficoltà bassa per l’assenza di dislivello e la brevità del percorso
Questo sentiero è immerso completamente nel fantastico bosco di Monte Raschio, la faggeta che ha ottenuto l’iscrizione nella World Heritage List dell’UNESCO. Il percorso vede come punto di partenza il borgo di Oriolo Romano e consente di raggiungere a piedi su fondo sterrato il sito UNESCO, attraverso un dislivello di circa 200m. Il percorso ad anello ci riporta quindi in discesa fino al punto di partenza.
Attività
Il Parco offre al visitatore numerosi sentieri e percorsi all’interno del proprio territorio. Il sito di Monte Raschio può essere inoltre facilmente visitato, percorrendo il sentiero naturalistico ad anello da Oriolo Romano, anche partendo dalla stazione ferroviaria, immerso nell’affascinante bosco patrimonio UNESCO.
Esistono inoltre due percorsi tematici chiamati “Ciclovie Sabatine”, ovvero sentieri percorribili in bici, a cavallo e a piedi, opportunamente indicati con segnavia e dotati di pannelli tematici ambientali-paesaggistici, che illustrano le principali caratteristiche del comprensorio sabatino.
La visita alla faggeta va di pari passo con quella del Lago di Bracciano, poiché questi due elementi costituiscono un binomio indissolubile. A conferma di questo, citiamo ad esempio l’aneddoto di archeologia forestale sul lago (lacus) di Roma che diventò prima stagno della Domus Aurea neroniana (64 d.C.), ma che poi scomparve con la costruzione dell’Anfiteatro Flavio (detto Colosseo, 72 d.C.): di pari passo scomparvero in seguito anche i faggi del Colle Fagutale (fagus = faggio) dove era presente un tempio dedicato appunto a Giove Fagutale. Tale colle è una propaggine dell’Esquilino, accanto al Colle Oppio (oppio= acero), che affacciava sul lago. Tutti i toponimi contenenti “faeta/e/o” ed anche “fate” si riferiscono infatti alla presenza attuale o storica del faggio.
Per la visita dell’area protetta è possibile inoltre fare riferimento ai seguenti Punti Informazione Turistica: il PIT di Anguillara Sabazia, il PIT di Bracciano e il PIT di Trevignano Romano. Sono inoltre presenti sul territorio numerosi musei, tra cui il Museo Civico di Bracciano, il Parco Botanico San Liberato (Bracciano), il Museo Storico della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare “Augusto Montori” (Anguillara S.), il Centro Espositivo del Neolitico (Anguillara S.) e il Museo Civico Archeologico (Trevignano R.) e altri luoghi da visitare che, associati alla visita della faggeta di Monte Raschio, possono rendere più completa la visita e la scoperta di questo incredibile territorio.