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Il mondo nascosto della foresta

Il suolo della faggeta ospita una stupefacente biodiversità. Osservandolo, è possibile riconoscerne diversi strati. Lo strato più superficiale è la lettiera, formata da resti organici vegetali, quali foglie, rami, frutti

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Gli ingegneri ecologici

La prima sensazione che si prova entrando in una faggeta è quella di trovarsi in un ambiente monotono e scarsamente popolato, ma ad un occhio più attento appare un vero

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Sulla pelle dei faggi

La corteccia è l’interfaccia degli alberi con l’ambiente in cui vivono, ne limita la perdita d’acqua e svolge funzioni di protezione da parassiti, patogeni e predatori. Essa, tuttavia, è in continua evoluzione e spesso, soprattutto in faggete integre, diventa ospite di una stupefacente varietà di organismi e microambienti. La corteccia del faggio si presenta piuttosto liscia, soprattutto in età giovanile, di colore grigiastro e con striature orizzontali dovute a licheni crostosi epifiti, ovvero che utilizzano altre piante come semplice sostegno, ma non per procurarsi il nutrimento. Nelle foreste più mature, tuttavia, non è raro incontrare faggi ultracentenari con cortecce piuttosto ispessite e intricate, con nodi, fessure e screpolature soprattutto nella parte basale, fino ad arrivare al caso della varietà quercoides, che ricorda per complessità il tronco di una quercia. È proprio grazie a questa varietà di nicchie e anfratti che possono svilupparsi numerose forme di vita, quali muschi, funghi e licheni. Tipico delle foreste di faggio è il fungo parassita Fomes fomentarius, che sviluppa grandi corpi fruttiferi dalla caratteristica forma a zoccolo di cavallo, proprio sopra le cortecce degli alberi. Questo fungo continua a vivere a lungo anche dopo la morte e la caduta dell’albero, trasformandosi da parassita a decompositore. Un altro grande protagonista nell’intricato paesaggio della faggeta è il lichene Lobaria pulmonaria, facilmente riconoscibile per i suoi grandi corpi fogliosi color verde intenso, che possono raggiungere anche i 20-30 cm di diametro. Si tratta di un vero e proprio bioindicatore della qualità ambientale: essendo una specie particolarmente sensibile a inquinamento e alterazioni ambientali, la sua presenza indica che ci troviamo in ambienti particolarmente sani e naturali. La Lobaria predilige alberi vecchi o vecchissimi e deve il suo nome alla somiglianza dei suoi talli ai lobi polmonari e a presunte capacità curative di malattie, appunto, polmonari. Osservando da vicino le cortecce dei faggi, non sarà difficile scorgere anche diversi organismi animali: molluschi gasteropodi, coleotteri, ditteri, aracnidi popolano la superficie degli alberi alla ricerca di cibo o rifugio. Alcuni di essi, quali ad esempio alcune specie di opilioni e falene della famiglia Geometridae, rappresentano casi esemplari di mimetismo criptico, assumendo colorazioni che si confondono perfettamente con i disegni variegati delle cortecce. In alcuni punti, su alberi morti o morenti, lo strato più esterno della corteccia può staccarsi, scoprendo affascinanti disegni tracciati dai cunicoli scavati dagli scolitidi. Questi coleotteri depongono infatti le uova in fori della corteccia, di cui le larve si nutrono scavando gallerie. A loro volta, le intercapedini fra il tronco e le parti distaccate possono costituire ulteriori nicchie colonizzate da altre specie. Insomma, un vero labirinto di biodiversità!